Il film di Chiara Ferragni non piace alla critica ma tutti noi lo vedremo

‘Chiara Ferragni – Unposted’ sta per uscire nelle sale cinematografiche. Il documentario – diretto da Elisa Amoruso –  racconta la storia e l’ascesa di quella che Forbes ha definito “la prima influencer al mondo nel campo della moda”. Qualcosa, però, non sta andando apparentemente come dovrebbe. Il docufilm è stato appena presentato al 76° Festival del Cinema di Venezia e la critica l’ha bocciato in blocco. Abbiamo estrapolato e selezionato per voi alcuni dei passaggi più autorevoli e significativi:

Una storia di Instagram dall’estetica più ricercata e patinata, girata con enfasi estetizzante e tutta al servizio della protagonista (comingsoon.it)

un’agiografia monocorde e monodimensionale in cui la sua figura viene esaltata in ogni modo e da più voci, senza contraddittorio, senza distacco critico, senza l’accenno di una qualsiasi ombra che sarebbe stata necessaria per vedere una Chiara più vicina, più vera, più umana (GQ Italia)

il Festival, per quanto prestigioso, non può brillare di luce propria, bensì della luce che le pellicole proiettate riescono a trasmettere, luce di cui Unposted non brilla di certo (ciakclub.it)

un lungo spot pubblicitario travestito da film (Leggo.it)

Insomma, benché la critica coinvolta avesse le migliori intenzioni di affrontare la visione del documentario col giusto spirito o, come ha affermato qualcuno, “a mente aperta”, sono tutti, ma proprio tutti concordi nell’affermare la stessa cosa. ‘Unposted’ non propone contenuti rilevanti. Nulla, ma proprio nulla di diverso rispetto a quanto sapessimo già, nessuna traccia della vita “privata” di Chiara Ferragni, solo una versione estesa e ben curata di quanto abbiamo già modo di osservare dalle sue Instagram Stories, solo monotonia ed esaltazione della sua figura sulla base delle piatte caratteristiche già note.

 

Naturalmente l’assenza di spunti volti a dare campo all’intentio lectoris si traduce in un fallimento. Questo documentario è – nella sostanza – inutile. Ma inutile per chi?

Se c’è una cosa in cui Chiara Ferragni primeggia – tanto per usare un eufemismo – è la semplicità con cui arriva al grande pubblico, riuscendo di volta in volta di colpire target e tipologie diverse e senza tuttavia mai perdere il suo zoccolo duro. Quello, per intenderci, che all’uscita di ‘Unposted’ correrà a vederlo al Cinema.

Il Docufilm offre a sprazzi le basi per degli spunti di riflessione. Questi spunti potrebbero non essersi realmente spenti all’interno del docufilm, ma dispiegarsi nell’immediato futuro, via social. Qualora fosse così, saremmo di fronte a un’iniziativa assai furba e inedita, un case history in cui un docufilm proiettato al 76° Festival del Cinema di Venezia prima e nelle sale poi crea una soluzione di continuità in cui il medium social si cambia d’abito per avere su di se l’attenzione di un pubblico ancor più trasversale e portarlo, tanto per cambiare, dove Chiara desidera.

Esistono forti possibilità, insomma, che il Docufilm di Chiara Ferragni sveli tutto il suo potenziale, ma col tempo. La bocciatura della critica, per quello che possiamo saperne, potrebbe essere stata messa in conto dal principio, se non addirittura calcolata. Ai posteri l’ardua sentenza.

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